giovedì 12 dicembre 2019

Ridurre i rifiuti cominciando dagli imballaggi inutili


I rifiuti all’ordine del giorno, tra Comuni Ricicloni, Rapporto Rifiuti Urbani e Settimana Europea per i Rifiuti

L’obiettivo primario è ridurre, a cominciare dagli imballaggi 
Foto di ejaugsburg da Pixabay


In questi giorni stanno avvenendo le premiazioni regionali dei Comuni Ricicloni, i comuni d’Italia che producono meno di 75 kg pro capite di rifiuti indifferenziati e dove la raccolta differenziata ha superato il 65%.  L’iniziativa di Legambiente [Comuni Ricicloni] è giunta alla XXVI edizione ed evidenzia i comuni e i consorzi virtuosi suddivisi per dimensione e regioni: una banca dati che racconta come si è evoluta e si evolve la situazione sul fronte rifiuti e apre a scenari positivi.
Fino al 2016 la Classifica Comuni Ricicloni considerava soltanto l’entità della raccolta differenziata, da quell’anno è stata introdotta anche la quantità in peso del rifiuto secco residuo (l’indifferenziato).
Se una critica si può muovere è che la percentuale di raccolta differenziata è bassa in proporzione al residuo secco, o meglio se non si fa più differenziata è molto difficile scendere sotto i 75 kg procapite di rifiuti indifferenziati.  Soprattutto è ormai palese  che occorre incentivare la riduzione a monte dei rifiuti e la sensibilizzazione a valle per “rifiutare l’acquisto di rifiuti”, in primo luogo gli imballaggi.

In tema di sensibilizzazione si è conclusa il 24 novembre l’undicesima edizione della Settimana  Europea per la Riduzione dei Rifiuti (SERR), un progetto co-finanziato dall’Unione Europea nell’ambito del Programma LIFE+ della Commissione Europea.[European Week for Waste Reduction]

La SERR promuove la azioni di sensibilizzazione sulla corretta riduzione dei rifiuti, attuate da enti pubblici, imprese, associazioni e cittadini e che coinvolgono una vasta gamma di pubblico. Quest’anno le azioni sono state 16.570 in Europa e 5795 in Italia.
Ogni anno viene proposto un tema da sviluppare che nel 2019 è stato “Educare alla riduzione dei rifiuti” con lo slogan “Conosci, cambia e previeni”.
Per educare alla riduzione dei rifiuti occorre avere la consapevolezza della “produzione” di cui si sta parlando. Per conoscere i rifiuti, la loro produzione e gestioni, i dati non mancano, a cominciare da quelli ufficiali. L’ISPRA, Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale tra le sue pubblicazioni ogni anno realizza il Rapporto Rifiuti Urbani. L’edizione 2019 è stata presentata da pochi giorni, il 10 dicembre scorso, è disponibile online, affronta vari temi, presenta moltissimi dati [Rapporto Rifiuti Urbani ed. 2019]
Prima ancora delle informazioni quantitative, è bene considerare che cosa si intende per rifiuti: il Ministero dell’Ambiente definisce rifiuti le “sostanze o gli oggetti che derivano da attività umane o da cicli naturali, di cui il detentore si disfi o abbia deciso o abbia l’obbligo di disfarsi” [https://www.minambiente.it/pagina/la-classificazione-dei-rifiuti].
Quello dei rifiuti è un mercato in crescita e con caratteristiche che sono diventate paradossali: ci si disfa di oggetti, elementi della nostra spesa praticamente nuovi come per esempio le vaschette di plastica che contengono alimenti, e di oggetti dal ciclo di vita brevissimo, i monouso.
Infatti sono proprio gli imballaggi, ed in particolare la plastica, all’ordine del giorno nelle considerazioni in tema di impatto ambientale, soprattutto della nostra borsa della spesa.
In Italia nel 2018 sono stati prodotti complessivamente 30,2 milioni tonnellate (+2% sul 2018) di rifiuti urbani, pari a 499,7 kg  pro capite (+2.2% sul 2017): l’equivalente di un orso polare piuttosto grasso …
Il 41,9% sono rifiuti indifferenziati e il restante 58,1 % è invece raccolta differenziata ossia destinata al riciclo e recupero, suddivisa per materiali.
Gli  imballaggi immessi sul mercato nazionale, secondo i dati CONAI- Consorzio Nazionale Imballaggi a cui aderiscono circa 800.000 imprese produttrici e utilizzatrici di imballaggi- nel 2018 sono stati 13,2 milioni di tonnellate, con una crescita dello 0.8% rispetto all’anno precedente. La crescita nel 2017 era stata del +2,8%.  
L’80% del totale imballaggi viene recuperato, con una parte (69,7%) riciclata e la restante (10,8%) avviata al recupero energetico, ossia incenerita.
Gli imballaggi in plastica sono quelli che meno degli altri vengono avviati al riciclo: sul totale recuperato, che rappresenta l’87,5% dell’immesso al consumo, la percentuale di plastica avviata al riciclo ha rappresentato nel 2018 il 44,5, quella avviata al recupero energetico il 43%.

A livello produttivo e di sistema si registrano senza dubbio elementi positivi nell’andamento della gestione degli imballaggi immessi e recuperati rispetto agli obiettivi di legge, tuttavia la consapevolezza dell’impatto dei rifiuti può orientare la scelta dei consumatori e di conseguenza condizionare l’offerta dei produttori portando ad una significativa riduzione degli imballaggi in generale e della plastica in particolare.

Anche perché, come sappiamo accanto ai rifiuti recuperati ci sono quelli dispersi nell’ambiente.
Nel maggio di quest’anno AICA (Associazione Internazionale per la Comunicazione Ambientale) in collaborazione con ERICA Soc. Coop. e European Research Institute (ERI) ha effettuato una serie di campionamenti sul fiume Po alla ricerca di frammenti di plastica. Secondo lo studio “Un Po di plastica”, condotto con l’evento sportivo e di sensibilizzazione ambientale “Keep Clean and Run”, il Po trasporta e riversa in mare ogni secondo 11.107 frammenti di plastica di dimensione media intorno ai 5 mm e dal peso medio di 11 mg, pari a 465 kg all’ora, 11,16 tonnellate al giorno e 4073 tonnellate l’anno.
Il tempo di smaltimento in natura degli imballaggi di polistirolo

E’ evidente che al di là del comportamento virtuoso nella gestione dei rifiuti urbani, con la raccolta differenziata in primis, è sempre più importante riuscire a ridurre i rifiuti acquistati, molti imballaggi tra i più comuni.

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